Il vertice sul clima vero e proprio, che di solito si svolge a dicembre oppure a novembre, è preceduto da numerosi incontri preparatori e conferenze sul clima nel corso dell’anno, come ad esempio la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici o la Conferenza internazionale sull’azione per il clima (ICCA, International Conference on Climate Action). In queste sedi si discute di protezione del clima e viene pianificato nei minimi dettagli il grande vertice sul clima di novembre o dicembre. Il vertice sul clima – la Conferenza delle Parti («COP: Conference of Parties») della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici – è diventato infatti un evento di grande portata che coinvolge oggigiorno oltre 70 000 partecipanti.
Le conferenze sul clima delle Nazioni Unite vedono la presenza di diversi attori. Da un lato, i rappresentanti dei governi dei 195 Stati firmatari, numerosi giornalisti, ma anche osservatori di varie organizzazioni non governative (ONG). Queste ONG rappresentano esponenti della scienza, movimenti giovanili e organizzazioni ambientaliste, nonché gruppi di interesse di carattere economico o sindacati. Tutti possono esprimere un voto consultivo, ma nessuno ha potere decisionale.
Per quanto riguarda i contenuti, le conferenze sul clima delle Nazioni Unite sono sostenute principalmente da due istituzioni. I risultati del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico servono come base per le decisioni adottate dalle conferenze. Si tratta di un organismo scientifico dell’ONU che, in qualità di Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC, Intergovernmental Panel in Climate Change), non conduce ricerche proprie, ma analizza e seleziona numerosi risultati ottenuti in merito al cambiamento climatico. Il Segretariato delle Nazioni Unite per il cambiamento climatico è responsabile dell’organizzazione e dell’agenda dei vertici sul clima. Raccoglie inoltre dati sull’impronta climatica dei singoli Stati.
Il primo grande accordo globale sul clima è stato adottato nel 1997 al vertice COP3 di Kyoto, in Giappone. Con tale accordo, 37 Paesi industrializzati si sono impegnati a ridurre le loro emissioni annuali di gas serra di una media del 5,2% rispetto ai livelli del 1990. Dato che il Protocollo di Kyoto è scaduto nel 2020, negli ultimi anni si è lavorato a un nuovo accordo. Nel 2015 è stato poi adottato l’Accordo di Parigi, con il quale gli Stati hanno concordato al vertice sul clima COP21 di limitare il riscaldamento globale a un massimo di due gradi, o meglio ancora a 1,5 gradi, rispetto ai livelli preindustriali. A tal fine, ogni Paese deve fissare ogni cinque anni degli obiettivi di protezione del clima, noti come Contributi determinati a livello nazionale (NDC, Nationally Determined Contributions), per poi migliorarli e rispettarli. In occasione della COP26 di Glasgow 2021 è stato compiuto un importante passo avanti con la finalizzazione dell’articolo 6 dell’Accordo di Parigi, rilevante per i mercati CO₂ e per i progetti per la protezione del clima a livello globale. Nel dicembre 2023 si è tenuta a Dubai la COP28, durante la quale è stata concordata per la prima volta una transizione graduale («transition away») dall’uso dei combustibili fossili. La valutazione iniziale dei progressi (NDC) nell’attuazione dell’Accordo di Parigi (Global Stocktake) è stata ritenuta inadeguata, e gli Stati sono stati invitati ad apportare miglioramenti entro il 2025 e a triplicare la capacità globale di energia rinnovabile e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030. Inoltre, il giorno dell’inaugurazione è stato confermato un fondo per perdite e danni (Loss and Damage Fund). Dall’11 al 22 novembre 2024, l’Azerbaigian ospiterà a Baku la COP 29.
Il vertice sul clima è criticato soprattutto per le spese ingenti che comporta, ritenute da coloro che dissentono sproporzionate rispetto a quelli che considerano risultati molto scarsi. Ciò è dovuto anche al fatto che tutte le risoluzioni devono essere approvate all’unanimità, cioè tutti gli Stati firmatari della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici devono essere d’accordo su una determinata risoluzione. In passato, ad esempio a Copenaghen nel 2009, non è stato possibile adottare risoluzioni vincolanti. Eppure molti sono convinti che le conferenze sul clima abbiano uno scopo importante, anche se non sempre si riesce a trovare una soluzione. Questo perché richiamano l’attenzione sui mali presenti nel mondo a livello internazionale e aumentano la consapevolezza che la crisi climatica necessita di soluzioni globali. La conferenza non è solo uno spazio per decisioni politiche, ma anche un luogo d’incontro centrale per chi è attivo nel campo della protezione del clima.
Ulteriori informazioni sui cambiamenti climatici e sulla protezione del clima in Germania sono disponibili nel nostro opuscolo sul clima